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Tre voci dell’arte contemporanea in Italia: Cattelan, Beecroft e Tosatti

Nel panorama dell’arte contemporanea in Italia, un paese con una storia artistica monumentale, tre creatori sono riusciti a tracciare percorsi radicali, senza sottomettersi al peso del passato. Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft e Gian Maria Tosatti non condividono stile né tecnica, ma una qualità essenziale li unisce, la pratica dell’arte come atto di confronto. Ognuno, a suo modo, riscrive le possibilità dello visuale, concettuale e politico nel XXI secolo.


Maurizio Cattelan: il dirompente


Nato a Padova nel 1960, Maurizio Cattelan è stato definito in molti modi, provocatore, cinico, genio del marketing. Ma la verità è che la sua opera obbliga a guardare oltre lo scandalo. Dal Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite (La Nona Ora, 1999), fino alla celebre banana attaccata al muro con del nastro adesivo (Comedian, 2019), che probabilmente conosci, la sua arte tende i confini tra l’assurdo e il sublime, mettendo in discussione le gerarchie culturali, i sistemi di potere e la logica del mercato dell’arte.



La sua retrospettiva al Guggenheim di New York nel 2011, dove ha appeso tutte le sue opere al soffitto come fossero cadaveri fluttuanti, è stata una dichiarazione di intenti, l’arte contemporanea non è qui per consolare.



Vanessa Beecroft: il corpo come manifesto


Se Cattelan smonta i simboli, Vanessa Beecroft li incarna. Nata a Genova nel 1969, questa artista lavora con il corpo umano come materia prima, in performance che oscillano tra l’estetico e l’inquietante. Donne immobili, seminude, disposte in formazione militare o rituale, creano una tensione tra vulnerabilità e potere. Le sue opere sono state esposte tanto in gallerie quanto in collaborazioni con la moda e la musica, ma sempre sotto la stessa premessa, rendere visibili i meccanismi di controllo, desiderio e rappresentazione che attraversano il corpo femminile. Beecroft trasforma il silenzio e l’immobilità in un grido visivo di protesta.



Gian Maria Tosatti: architettura della memoria


Più giovane, ma non meno incisivo, Gian Maria Tosatti, nato a Roma nel 1980, lavora con esperienze immersive come forma di poesia politica. Le sue opere abitano edifici abbandonati, fabbriche in rovina, spazi marginali che certamente non corrispondono alle lussuose gallerie dove spesso viene esposto l’arte. Alla Biennale di Venezia del 2022, ha rappresentato l’Italia con la mostra Storia della Notte e Destino delle Comete, una riflessione monumentale sul futuro industriale del paese, sul collasso ambientale e sulla fragilità umana. Tosatti non espone oggetti, ma atmosfere, le sue installazioni sono percorsi emotivi dove lo spettatore diventa testimone e protagonista.



Una nuova cartografia dell’arte italiana


Questi tre artisti ci mostrano che l’Italia, oltre a essere un museo a cielo aperto, è anche un laboratorio di sperimentazione. Lontani dal formalismo, Cattelan, Beecroft e Tosatti costruiscono una narrazione complessa e scomoda. La loro opera non cerca risposte, ma domande migliori. E in questo esercizio riescono nell’impresa più difficile, rendere l’arte nuovamente necessaria per interrogarci sul nostro ruolo nel mondo contemporaneo.


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